"AMORE PRIMORDIALE"
"Prendendo a prestito le parole di una nota canzone, la materia, è il suo centro di gravità permanente. Sentirla, scolpirla, scavarla e vederla prendere la forma ideata, è la fiamma che da sempre tiene viva una grande passione, nata [...] più per istinto che per convinzione [...] e che da allora si è trasformata in un crescendo di emozioni e soddisfazioni, in quello che Gloria Gusella oggi definisce come il suo "amore primordiale" [...]
Materia e scultura sono l'ecosistema in cui Gloria Gusella, vive, respira e lavora".
Cristina Polenta, 2015
UN'INTERVISTA A . . . GLORIA GUSELLA
(11 Giugno 2015)
Cominciamo dalle tue passioni: la scultura e la xilografia. Quando nascono?
La passione per la scultura avviene in maniera crescente dal 2004, quando mi iscrissi all'Istituto d'arte Pietro Selvatico di Padova. Né ora né allora sapevo il perché, ma entrata in quella scuola scelsi da subito di iscrivermi alla sezione di scultura. Da lì fu tutto un divenire. Ebbi la fortuna di avere come insegnante lo Scultore Sergio Rodella che ammiro e stimo molto. Lui mi fece innamorare del marmo, mi introiettò la passione per la materia “senti le curve” mi diceva “le devi sentire...col corazon”. Man mano che riuscivo a plasmare una scultura esattamente come la immaginavo nella mia testa, sentivo crescere dentro di me un sentimento misto di orgoglio e gratificazione, ma il non esserne quasi mai pienamente
soddisfatta mi ha sempre spinto a cercare di fare meglio. Finite le superiori nel 2009, su consiglio dei miei insegnanti, mi iscrissi all'Accademia di Belle Arti di Carrara, una volta lì trovai un'altra scuola superiore specializzata in tecniche e lavorazioni del marmo: la Scuola del marmo Pietro Tacca, alla quale mi iscrissi l'anno successivo del mio arrivo a Carrara. La passione della Xilografia nasce in Accademia. Seguivo un corso di incisione obbligatorio per il mio percorso di studi, la docente insegnava diverse tecniche di incisione, per lo più su supporti metallici, ma tra queste vi era un piccolo spazio anche per la tecnica xilografica. Mi innamorai della xilografia perché tra le varie tecniche di incisione è quella che più si avvicina alla scultura, scavi nella materia, è come nel marmo: non puoi sbagliare. Mi iscrissi specificatamente al corso di xilografia, e lo feci per ben due volte. Da questo mio amore per la materia ne consegue la scelta di esporre le matrici e non le stampe. La fatica, il lavoro, la precisione, stanno tutte nella tavoletta di legno, la stampa è “una bella conseguenza”.
soddisfatta mi ha sempre spinto a cercare di fare meglio. Finite le superiori nel 2009, su consiglio dei miei insegnanti, mi iscrissi all'Accademia di Belle Arti di Carrara, una volta lì trovai un'altra scuola superiore specializzata in tecniche e lavorazioni del marmo: la Scuola del marmo Pietro Tacca, alla quale mi iscrissi l'anno successivo del mio arrivo a Carrara. La passione della Xilografia nasce in Accademia. Seguivo un corso di incisione obbligatorio per il mio percorso di studi, la docente insegnava diverse tecniche di incisione, per lo più su supporti metallici, ma tra queste vi era un piccolo spazio anche per la tecnica xilografica. Mi innamorai della xilografia perché tra le varie tecniche di incisione è quella che più si avvicina alla scultura, scavi nella materia, è come nel marmo: non puoi sbagliare. Mi iscrissi specificatamente al corso di xilografia, e lo feci per ben due volte. Da questo mio amore per la materia ne consegue la scelta di esporre le matrici e non le stampe. La fatica, il lavoro, la precisione, stanno tutte nella tavoletta di legno, la stampa è “una bella conseguenza”.
Tra le due ce n’è una che prediligi?
É difficile per me scegliere tra scultura e xilografia perché ora come ora non riuscirei a fare a meno di nessuna delle due. Certamente la scultura (specialmente su marmo) mi soddisfa e mi gratifica di più: è il mio amore primordiale. La xilografia però è quella che mi sostiene quando non ho la possibilità di scolpire, (visto che richiede poco spazio e poca attrezzatura), e va a compensare il vuoto che ho in certi momenti. Se dovessi veramente scegliere tra le due sceglierei comunque la scultura.
Ci sono delle persone che reputi esser state particolarmente importanti per la tua crescita artistica?
Come già detto, una figura per me molto importante è stato Sergio Rodella. Quando ancora non conoscevo la scultura e scelsi di iscrivermi a quel corso le cose sarebbero potute andare in mille modi. Se avessi trovato un insegnante svogliato o mancante di passione probabilmente non mi avrebbe fatto innamorare dell'arte in generale, per questo dico che ebbi la fortuna di conoscere Sergio Rodella che stimo non solo come scultore ma anche come persona. Ha avuto un metodo di insegnamento a volte anche un pò rude ma spinto sempre e comunque dalla passione. Vederlo lavorare incantava e affascinava allo stesso tempo. Altra figura importante è stato e lo è tutt'ora lo Scultore Fabrizio Lorenzani, mio insegnante alla scuola del marmo Pietro Tacca. Con lui sono cresciuta
tecnicamente in maniera spaventosa e non ha fatto che accrescere il mio amore per la scultura. Quando lo vedo lavorare sembra di vederlo in un altro mondo perché si estrania da tutto e lo si vede stare bene in una sorta di pace dei sensi. Ora mentre lavoro il marmo mi sento completa, non ho più bisogno di niente e nulla esiste intorno a me. Questo mio amore per la scultura però è sempre stato confinato alla scultura su marmo, fino al mio terzo anno di accademia quando è arrivato un nuovo insegnante: Paolo Grassino. Lui mi ha aperto un mondo. Essendo un artista eclettico e dai gusti difficili mi ha spinto quasi a rinnegare il mio amore per il marmo per farmi provare strade nuove attraverso altri materiali (silicone, poliuretano, gesso, legno, ecc...) e altre tecniche. Mi ha sempre spronato a fare di più, a osare. Mi ha fatto conoscere la freschezza e la leggerezza che possono avere le opere d'arte, ha puntato all'immediatezza del gesto togliendone tutte le frivolezze inutili. Queste tre persone mi hanno sicuramente influenzato perché quando stimi un artista sei portato a seguire in un certo modo le sue orme.
tecnicamente in maniera spaventosa e non ha fatto che accrescere il mio amore per la scultura. Quando lo vedo lavorare sembra di vederlo in un altro mondo perché si estrania da tutto e lo si vede stare bene in una sorta di pace dei sensi. Ora mentre lavoro il marmo mi sento completa, non ho più bisogno di niente e nulla esiste intorno a me. Questo mio amore per la scultura però è sempre stato confinato alla scultura su marmo, fino al mio terzo anno di accademia quando è arrivato un nuovo insegnante: Paolo Grassino. Lui mi ha aperto un mondo. Essendo un artista eclettico e dai gusti difficili mi ha spinto quasi a rinnegare il mio amore per il marmo per farmi provare strade nuove attraverso altri materiali (silicone, poliuretano, gesso, legno, ecc...) e altre tecniche. Mi ha sempre spronato a fare di più, a osare. Mi ha fatto conoscere la freschezza e la leggerezza che possono avere le opere d'arte, ha puntato all'immediatezza del gesto togliendone tutte le frivolezze inutili. Queste tre persone mi hanno sicuramente influenzato perché quando stimi un artista sei portato a seguire in un certo modo le sue orme.
Nel tuo percorso di studi sei stata davvero fortunata, hai incontrato maestri che ti hanno trasmesso la loro passione oltre alle proprie competenze, ma probabilmente lo hanno fatto anche perché hanno visto in te un terreno fertile, hanno colto e creduto nelle tue capacità, non credi?
Beh diciamo che sono una persona che per carattere tende ad apprendere il più possibile, (questo è un po' quello che fa ogni artista, assimila tutto quello che trova nel mondo), mi piace imparare e mi appassiono in quello che faccio, questo mi aiuta a ottenere buoni risultati. Con i miei insegnanti è andata così: dalla mancanza iniziale di aspettative è scaturito in me il bisogno di dimostrare che ero in grado di fare. Spesso sono stati gli scontri con questi insegnanti a portarmi a fare di più; proprio per la stima che provo per loro il solo pensiero di poterli deludere mi faceva stare male. La fiducia da parte loro è arrivata dopo, allora trovando probabilmente terreno fertile hanno trasmesso in me capacità e passioni. Devo molto a loro.
In questo momento di che cosa ti occupi?
Questo periodo lo sto passando a progettare. Mi sono laureata ad ottobre e fino ad allora, per tutto il periodo accademico (considerando che frequentavo anche un'altra scuola serale), ho
avuto sempre poco tempo da dedicare alla progettazione e non sono mai riuscita a trovare un linguaggio che fosse propriamente mio. A ottobre mi piacerebbe fare la specialistica all'estero, però prima avevo bisogno di prendermi del tempo per progettare, realizzare e per trovare quel linguaggio che sento mio. In questo periodo, altra mancanza che sentivo prima, sto inviando partecipazioni a vari concorsi e sono stata selezionata a “Who Art You? 4”, un evento collaterale all'Expo, dal 15 al 23 maggio 2015 presso “La Fabbrica del Vapore” a Milano. Si tratta di un'esposizione collettiva di 100 giovani artisti [...].
avuto sempre poco tempo da dedicare alla progettazione e non sono mai riuscita a trovare un linguaggio che fosse propriamente mio. A ottobre mi piacerebbe fare la specialistica all'estero, però prima avevo bisogno di prendermi del tempo per progettare, realizzare e per trovare quel linguaggio che sento mio. In questo periodo, altra mancanza che sentivo prima, sto inviando partecipazioni a vari concorsi e sono stata selezionata a “Who Art You? 4”, un evento collaterale all'Expo, dal 15 al 23 maggio 2015 presso “La Fabbrica del Vapore” a Milano. Si tratta di un'esposizione collettiva di 100 giovani artisti [...].
Cosa intendi per linguaggio che senti tuo? Vorresti continuare a sperimentare nuovi materiali o nuovi concetti?
Purtroppo oggi un artista dev'essere riconoscibile e lo fa attraverso un proprio linguaggio. Vedi un'opera e la attribuisci a una persona. Ecco, questo a me manca. Le mie opere sono molto diverse tra loro, per la scelta dei temi e dei materiali. So di non essere riconoscibile perché non ho un linguaggio univoco, fino ad ora l'ho sempre preso come pregio, ora la sento una mancanza. Mi piacerebbe trovare quel filo conduttore che riesce a unire tutte le mie opere. Certo voglio continuare a sperimentare con altri materiali, con il metallo ad esempio. Anche i temi pian piano stanno prendendo strada da soli, tanto più avanzo e più ci sono temi che si rendono forti ai miei occhi.
Mi ha colpito la notevole differenza tra le tue sculture in marmo e quelle in altri materiali come il silicone; affronti temi e soggetti completamente diversi. Dipende dal materiale o c’è una metamorfosi in atto nella tua sensibilità di artista?
È esattamente questo quello che intendo per un linguaggio propriamente mio. Entrambe le cose. In questo periodo sto vivendo un momento di riflessione, sia sotto il punto di vista della scelta dei temi che per la scelta dei materiali. Sto cercando di allargare i miei confini tentando di unire la capacità tecnica ai temi che sento per me più forti. Mi sono accorta che a volte quello che voglio rappresentare non deve passare necessariamente attraverso il marmo, ogni opera ha il suo materiale principe, il materiale con il quale si esprime al meglio, sbagli materiale e si perde il senso dell'opera. Con le opere in silicone affrontavo temi di critica verso
l'annientamento della mente attraverso psicofarmaci ad esempio, o l'internamento in manicomio. Ecco il marmo in quel caso non sarebbe stato il materiale più adatto a rappresentare questi temi [...] Sì, questo è un periodo di metamorfosi, ho mille input da tutte le parti, stimoli ovunque, sento il bisogno di creare, ho
mille idee e progetti che sento di dover realizzare, anche fossero solo opere di passaggio ma so che serviranno a portarmi più avanti. In fondo Nietzsche diceva “Occorre avere dentro di sé il caos per generare una stella danzante”; è vero, sono proprio questi momenti di confusione dentro che quando si risolvono poi esplodono nelle opere più profonde e affascinanti di un artista. Sto sempre più avvicinandomi all'incontro con la mia stella danzante.
l'annientamento della mente attraverso psicofarmaci ad esempio, o l'internamento in manicomio. Ecco il marmo in quel caso non sarebbe stato il materiale più adatto a rappresentare questi temi [...] Sì, questo è un periodo di metamorfosi, ho mille input da tutte le parti, stimoli ovunque, sento il bisogno di creare, ho
mille idee e progetti che sento di dover realizzare, anche fossero solo opere di passaggio ma so che serviranno a portarmi più avanti. In fondo Nietzsche diceva “Occorre avere dentro di sé il caos per generare una stella danzante”; è vero, sono proprio questi momenti di confusione dentro che quando si risolvono poi esplodono nelle opere più profonde e affascinanti di un artista. Sto sempre più avvicinandomi all'incontro con la mia stella danzante.
L’anno scorso hai partecipato all’art festival PASSKEY ; è stata un’esperienza interessante?
L'esperienza al “PassKeyArt Festival” è stata simile a quella che sto vivendo ora con “Who Art You? 4”. Si è trattato di un'esposizione collettiva anche in quel caso alla quale hanno partecipato diversi artisti. Veniva suddivisa in 2 categorie: artisti e studenti di accademie/ giovani artisti. In quel caso sono stata molto contenta perché sono stata invitata a partecipare e oltretutto come artista e non come studente. Un'esperienza che è stata davvero molto interessante e anche riflessiva lo è stato il Simposio di scultura per artisti non-vedenti al quale ho partecipato come tutor. Quella è stata un'esperienza veramente affascinante. È stata una settimana intensa e appassionata.
Il Simposio di scultura per artisti non vedenti ti ha lasciato molto, immagino, non solo dal punto di vista professionale ma anche umano. E’ stato il primo del genere a cui hai partecipato? ..come è stato?
Il Simposio di scultura su marmo per artisti non vedenti è stato il primo nel suo genere a livello Mondiale, ne sono state fatte 2 edizioni fin'ora e ho partecipato a entrambe. La prima, naturalmente, è sempre l'esperienza più bella perché è tutto nuovo. È stata un'esperienza positiva per noi ragazzi tutor e per loro scultori non vedenti. La cosa bella è che si è creato fin da subito un legame molto forte con loro, dopo il primo giorno l'handicap della vista era sparito, a volte ce ne scordavamo proprio da quanto si stava bene insieme.
Successivamente, per una mia ricerca personale, intervistai alcuni di loro. Chiesi loro se e quanto era uno svantaggio per loro la mancanza della vista nella creazione dell'opera.
Felice Tagliaferri scultore Bolognese mi disse che sicuramente la fase iniziale (di sbozzatura) è più difficile per un cieco, ma poi può arrivare dove arriva chiunque, quello che a lui veramente manca è la fase finale: la contemplazione della propria opera. Per Andrea Bianco scultore Bolzanino invece è diverso, trova uno svantaggio nella fase progettuale che però acquisisce valore una volta superata. Un vedente attinge in continuazione da tutte le parti, immagazzina immagini anche inconsapevolmente, un non vedente deve rifarsi solo ed esclusivamente a se stesso, questo però rende il soggetto del suo lavoro sicuramente più puro e incontaminato.“Il problema degli invalidi sono gli invalidi” questa è una frase che Andrea mi ripeteva spesso, gli invalidi non sanno di poter fare, credono di non essere in grado quindi rinunciano.
Intervista esclusiva di ART OPEN SPACE
Successivamente, per una mia ricerca personale, intervistai alcuni di loro. Chiesi loro se e quanto era uno svantaggio per loro la mancanza della vista nella creazione dell'opera.
Felice Tagliaferri scultore Bolognese mi disse che sicuramente la fase iniziale (di sbozzatura) è più difficile per un cieco, ma poi può arrivare dove arriva chiunque, quello che a lui veramente manca è la fase finale: la contemplazione della propria opera. Per Andrea Bianco scultore Bolzanino invece è diverso, trova uno svantaggio nella fase progettuale che però acquisisce valore una volta superata. Un vedente attinge in continuazione da tutte le parti, immagazzina immagini anche inconsapevolmente, un non vedente deve rifarsi solo ed esclusivamente a se stesso, questo però rende il soggetto del suo lavoro sicuramente più puro e incontaminato.“Il problema degli invalidi sono gli invalidi” questa è una frase che Andrea mi ripeteva spesso, gli invalidi non sanno di poter fare, credono di non essere in grado quindi rinunciano.
Intervista esclusiva di ART OPEN SPACE
per la mostra AMORE PRIMORDIALE - Rassegna d'Arte 2015
a cura di Cristina Polenta
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